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L'OSSESSIONE FASCISTA

10 settembre 2008 PRIMO PIANO - Articolo . “Avventate le frasi sul fascismo” Stampa cattolica e governo. E' finita la luna di miele. A pochi giorni di distanza dalla presa di posizione di Famiglia Cristiana contro la “morbidezza” con cui il governo aveva affrontato il nuovo fenomeno ultras-violenza, oggi anche Avvenire critica in maniera forte le recenti dichiarazioni sul fascismo fatte da Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. È un editoriale molto critico quello di Sergio Soave dove si evidenzia come le affermazioni del sindaco di Roma e del ministro della Difesa siano “un indiscutibile errore che lambisce le coscienze”. “Quale che fosse la sua intenzione, la frase di Alemanno – 'il fascismo non è stato il male assoluto' - aveva il senso di una rivendicazione di eredità e di identità, seppure cauta e circospetta, non quella di un giudizio storico equanime'' si legge sul quotidiano dei vescovi italiani. E ancora ”il sindaco rappresenta tutta la città, e la città martire delle Fosse Ardeatine sente dolorosamente le ferite della sua stagione più nera. Quella sensibilità non deve essere ferita e probabilmente Alemanno non intendeva farlo, ma ha dato l'impressione di far prevalere una specie di orgoglio personale sui doveri di rappresentanza generale”. A questo punto il bersaglio della critica si sposta sulle esternazioni del ministro La Russa che durante la cerimonia per il 65° anniversario della Difesa di Roma dalle truppe naziste aveva reso omaggio anche ai militari della Rsi che, “combatterono credendo nella difesa della Patria”. “Avvenire” si augura che sia sia trattato un “errore dettato da imperizia”. Dello stesso giudizio si era espresso anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini. ***** Le impronte agli ultras, non ai rom. L’attacco di Famiglia Cristiana al governo Famiglia Cristiana va di nuovo all’attacco del governo. Dopo le infiammate polemiche sollevate sulle politiche vessanti e razziste nei confronti di nomadi e immigrati, il settimanale guidato dai Paolini questa volta e ancora una volta e come al solito non a torto, si indigna per la morbidezza con cui il governo ha affrontato l’assalto degli ultras napoletani la scorsa settimana. In poche parole e senza mezzi termini per Famiglia cristiana il governo Berlusconi usa il pugno duro con i deboli e l’ovatta contro chi invece avrebbe bisogno di avere vere e proprie lezioni di civismo nonché di una mano ferma e severa in fatto di pene e punizioni. Il settimanale infatti osserva che “per far apparire più sicure le nostre città ci si è inventato di tutto dal censimento dei rom ai tremila soldati sparpagliati su tutto il territorio nazionale. Forse, sarebbe meglio se il volenteroso Maroni censisse questi violenti e incivili ultrà, e prendesse loro le impronte digitali. E arrivasse a sciogliere le tifoserie organizzate, anche se ciò può dispiacere ai padroni del “circo calcistico”, tra i quali si nascondono complici, favoreggiatori e pavidi”. Il periodico a questo punto consiglia di “andare a lezione da chi questi problemi li ha affrontati meglio di noi? In Inghilterra, ad esempio, gli hooligans sono stati ridotti a “merce da esportazione””. Una critica molto dura e pesante considerando che Berlusconi & Co hanno fatto della sicurezza il loro cavallo di battaglia durante tutta la campagna elettorale e non appena al governo si sono impegnati a dare dell’Italia una percezione distorta andando a colpire i più deboli e non chi delinque veramente come la criminalità organizzata se non addirittura l’ormai complesso sistema mafioso. Piuttosto il governo di centrodestra si è accanito contro badanti e rom, senza fare alcuna distinzione di sorta. Non solo per famiglia Cristiana è stata poi quanto mai "tardiva" la presa di posizione assunta dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, che dopo ben ventiquattro ha deciso di stigmatizzare l’accaduto, senza tra l’altro far notare quanto i fatti fossero di una gravità senza precedenti, proprio perché, come nota bene la rivista, di mezzo c’è il calcio: “"Passano i ministri, cambiano i Governi, ma gli ultrà godono della stessa impunità. Nel 1928, tutti i principali Paesi del mondo (con la sola eccezione significativa degli Stati Uniti) firmarono una convenzione per la messa al bando degli aggressivi chimici. Nessuno Stato, però, rinunciò a fabbricarli, Italia compresa. Anzi, l’esercito del nostro Paese fece ampio uso di gas in Libia, tra il 1923 e il 1931, contro i ribelli che si opponevano alla dominazione coloniale italiana. L’aggressivo chimico più micidiale, negli anni Trenta, era l’iprite (chiamato mustard gaz dagli inglesi). In Italia, la produzione giornaliera di iprite negli anni 1935-1936 passò da 3 a 18 tonnellate al giorno. Nel complesso, durante la guerra, ne sarebbero state rovesciate sugli etiopici circa 300 tonnellate sul fronte settentrionale (cui vanno aggiunti i 30 500 kg utilizzati sul fronte somalo). Le responsabilità di Mussolini, Badoglio e Graziani Dalla frammentaria documentazione sopravvissuta, risulta che sia stato Graziani (il 12 ottobre 1935) il primo a chiedere l’autorizzazione ad usare tutti i mezzi (compresi gli aggressivi chimici) contro il nemico. Tale autorizzazione gli fu concessa da Mussolini il 27 ottobre. A fine anno, quando Badoglio rilevò De Bono al comando del fronte nord (17 novembre), il nuovo generale si trovò in difficoltà ad arrestare la violenta controffensiva etiopica. Pertanto, prim’ancora di ottenere un formale permesso dal Duce (28 dicembre), Badoglio ordinò l’uso dei gas (20 dicembre). Gli attacchi chimici proseguirono per circa tre mesi (l’ultimo documentato risale al 31 marzo 1936). L’iprite era gettata sul nemico dall’aviazione. Ad essere colpite erano soprattutto le retrovie, nei loro punti più strategici (strade, villaggi, guadi, accampamenti, corsi d’acqua...). Le bombe più utilizzate erano denominate C.500.T : ciascuna di esse pesava 280 kg e conteneva circa 216 kg di iprite. Ogni bomba irrorava di goccioline di liquido corrosivo (e, quindi, mortale) un’area ellittica di circa 500/800 metri per 100/200 metri. Gli effetti duravano diversi giorni: per questo motivo, l’iprite era usata solo lontano dal fronte, in modo che non potesse colpire soldati italiani. Per la stessa ragione, nessun reparto italiano (con l’ovvia esclusione degli aviatori) ha mai assistito ad un attacco condotto contro il nemico mediate gli aggressivi chimici.