giovedì

pag. 3 LA MIA INFANZIA

Della mia infanzia pescarese ricordo tanti splendidi momenti di gioco, sulla spiaggia e nel mare: ricordo quegli splendidi circuiti per le biglie colorate, che faceva mio fratello al mattino ...era un lavoro immane che coinvolgeva tanti ragazzi e che sembrava non dovesse finire mai.
Tutti si davano da fare, chi portando sabbia bagnata,chi creando curve sopraelevate, chi rienpiendo tante volte i secchielli d'acqua per rendere più solide le costruzioni . ...chi schiacciava le strade che costituivano il circuito battendo la sabbia umida con le mani, che creava ponticelli e tunnel per rendere tutto l'insieme più variato e interessante. Giocare poi con le biglie colorate era qualcosa che avveniva quasi sempre a fine mattinata, quando gia era ora di andar via....
Un altro gioco che ricordo erano le brevi partite con i tamburelli: ci volevano polsi fermi e io, che studiavo pianoforte da bambina non avrei dovuto provarmici, secondo il mio maestro, perchè pare che questo gioco tenda a rendere i polsi meno sciolti e flessibili e quindi sia inadatto ai pianisti. Ricordo gli interminabili nascondini pomeridiani giocati tra le antiche cabine di legno decorate, che pero' permettevano facilmente di scoprire chi si nascondeva dietro di esse col solo chinarsi e guardare da sotto di esse che erano all'epoca sostenute da pali infissi nella sabbia.
Ricordo la vita che si svolgeva sotto gli ombrelloni multicolori,disposti in file serrate e la sabbia che scottava i piedini di noi bambini quando cercavamo di andare alla scoperta del mondo circostante.
Ricordo il bel moscone bianco di mia madre che ci permetteva ogni tanto di allontanarci dalla folla e guardare la costa da un'altra prospettiva..
Il mio problema, oggi, per la verità, è che credo di mancare della costanza necessaria per continuare a scrivere e correggere questa storia, per tutto il tempo necessario per portarla a termine. Non ho neanche l'esperienza necessaria per questo tipo di esercizio, che richiede sicuramente molta concentrazione, tanta fatica e una buona conoscenza delle tecniche di impaginazione e correzione delle bozze.
Non sono sicura che le mie capacità, gia' in partenza non dimostrate, possano sostenermi fino alla conclusione di un racconto che potrebbe dover abbracciare settanta anni. Sono una persona che si è sempre stancata facilmente e, a cui piace cambiare spesso attività, variare: non sono mai stata molto propensa ad esercitarmi ed allenarmi per raggiunger un certo obiettivo... non sono neanche molto competitiva. Certo ci sono molti gli artisti che hanno la tendenza non completare le loro opere: e quindi, ritengo che non ci sarebbe niente di male a lasciare a mezzo questo lavoro.
Inoltre per quanto si dica che " verba volant, scripta manent!" qui , in internet, anche lo scritto tende a prendere il volo inopinatamente: infatti non si sa neanche bene, per quanto tempo quello che uno scrive, rimane " on line ". Comunque, è sempre possibile che qualcuno possa per caso o volutamente entrare in queste pagine e approfittare dell' opportunità di leggere qualche riga. Chi sa, potrebbe magari trovarvi qualche cosa di interessante da leggere, o forse, potrebbe darsi alla pura e semplice ricerca di errori e imprecisioni.....che sicuramente non mancheranno. Non credo di essere molto ferrata in storia e normalmente tendo ad evitare accuratamente di citare date e nomi, sperando, in tal modo, che, i miei errori si limitino solo alla ortografia e la grammatica
. Il consiglio che posso darvi ( se il mio modo di pensare vi urta o non condividete quello che ho scritto ) è di lasciare perdere o, se volete di scrivermi una e mail: privatamente posso anche accettare commenti malevoli. Devo confessare che ho sempre avuto la mania di considerarmi una artista e, quindi, mi sento in dovere di ricordarvi che perfino Leonardo Da Vinci, ha iniziato molte opere importantissime, ma raramente le ha considerate compiute: come molti genii era sempre interessato a nuove esperienze e nuove ricerche.. Anche Nicolo' Paganini, non si ripeteva mai e inventava continuamente nuove variazioni.
Io desidero solo lasciarmi trasportare dai ricordi del mio passato, e, senza neanche tentare di mettere un po' d' ordine, scriverne e commentarli cosi' come si presentano alla mia mente....per lasciare una testimonianza del mio passaggio ..in punta di piedi su questa terra......
I miei personali ricordi che niente anno a che spartire con le gesta e le retoriche che, da sempre, accompagnano i cosidetti grandi uomini.
Io sono sempre stata solamente una comune casalinga napoletana e non ho mai ambito ad essere niente di più, ma con una particolarità alla quale non rinuncerei mai,il desiderio di pensare con la mia testa. Non amo anzi, non sopporto chi vuol tentare di convincermi: non desidero intavolare discussioni su politica e religione. Non credo se non in quello che vedo e sento:non mi piacciono quelli che tentano di infiocchettare i loro pensieri, convinti di essere i veri ed unici depositari della verità.
E se poi, nessuno leggerà queste righe, poco male! Sto usando il computer da parecchi anni (almeno sette a tutt'oggi) e ho notato che lo spazio virtuale è un luogo frequentato da strani esseri incorporei e inafferrabili, individui che parlano spesso tra loro senza capirsi, invisibili e inafferrabili, che usano nicks intercambiabili e nomi fittizii... ... esseri senza un sesso definito,senza una faccia propria, che sia sicuramente riconducibile a qualcuno in particolare, insomma, un luogo prediletta da un popolo di ectoplasma evanescenti, che di solito, leggono solamente qualche riga che a volte si fermano a commentare, quasi sempre , pero limitandosi a sbeffeggiare, mettendo nel contempo in ridicolo qualsiasi tentativo di parlare seriamente di qualche argomento. Vorrei provare finalmente, a scrivere una storia, che da una parte, mi aiuti a ricordare tanti fatterelli che ho vissuto o che ho visto avvenire e dall'altra, cercare di dire chiaramente quello in cui credo e tutto questo prendendo spunto dalla mia esperienza di vita.
Vorrei farlo ora, prima che sia troppo tardi e anche perche' mi sono resa conto che qui sul " web ", si puo' scrivere effettivamente tutto quello che ci pare, perchè tanto ben pochi sono coloro che si danno la pena di leggere.
Tutte le persone che conosco e che si aggirano intorno a me, infatti, sembrano avere troppo da fare per fermarsi a riflettere e a guardare con un minimo di attenzione quello che si para loro davanti. Tutti sono sempre tanto agitati: non fanno altro che correre da mattina a sera, sono costantemente in ritardo, sempre pressati e in affanno, e passano passando le loro giornate tra squilli di cellulari e impegni imprescindibili, ingorghi di traffico, fastidi e incombenze noiose, riducendo la loro vita ad una sorta di corsa contro il tempo, dalla quale riescono a emergere solo quando sono completamente sfiniti.
MA COSA FANNO, POI, DI VERAMENTE PRODUTTIVO VIENE QUALCHE VOLTA DA CHIEDERSI.COMUNQUE DEVO DIRE CHE ANCHE IL COMPUTER, HA LE SUE COLPE: le linee sono sempre troppo cariche, troppo lente. Si aspetta, senza accorgersene, per ore e quello che, prima, si faceva in un certo lasso di tempo, ora, NELL'ERA DEI P.C.richiede una pazienza infinita.
Internet, al principio, sembrava un modo per velocizzare il lavoro di tutti, di utilizzare dati, di fare ricerche, di comunicare con gli altri, un modo per conoscere nuove idee, nuovi mondi, nuove persone, ma ora appare sempre più come un enorme contenitore vagamente ...instupidito e instupidente, dove persone sconosciute fanno domande o propongono argomenti magari seri e difficili, per poi ottenere, soltanto qualche svagata e distratta risposta, o, al massimo, qualche commento ironico. In fondo, come diceva un mio amico di tastiera: " C'è una solitudine nello spazio". On line, ci si sente anche più soli che se si resta a casa a fare giardinaggio di domenica mattina, in una città come Napoli, finalmente svuotata dai suoi abitanti per la calura estiva.
Ognuno ha i suoi impegni e va avanti spinto da interessi e necessità che sembrano inevitabili, ma poi, può anche capitare che, ci si accorga di essere quasi arrivati alla fine della strada, e si sente di avere ancora un poco di tempo avanzato. e, magari, nasce impellente il bisogno di esprimersi, non tanto per fare bilanci e neanche per di pentirsi di aver fatto qualche marachella.
Magari soltanto, perchè si vorrebbe trasmettere un po' della propria esperienza a quelli che vengono dopo di noi , per metterli sull'avviso, per mostrare, qualche ostacolo , qualche trabocchetto, qualche asperità del terreno da evitare, da bypassare.
Io, in verità, vorrei solo raccontare qualche storia per riempire qualche giornata un po' vuota e sentirmi ancora viva... Probabilmente, cosi' facendo passero' del tempo piacevolmente occupata a ripensare a quello che avrebbe potuto essere e non è stato, a quello che ho avuto e non ho più, a quello che ho saputo costruire e conservare e, perfino, ricostruire. Spero di non aver fatto molti danni nella mia lunga vita e, sopratutto, di non aver disturbato troppo . Probabilmente i ricordi, quelli più remoti, quelli che riguardano i primissimi anni di vita, non sono dei veri ricordi, sono piuttosto una miscela di fatti veri, rivisitati con un pizzico di fantasia. Ci sono storie che , posso aver sentito da bambina e credo di ricordare : ho ascoltato tante volte, come capita a tutti i bambini, i racconti di parenti, e alcuni dei fatti che forse mi hanno detto, ora mi appaiono definitivamente come ricordi miei personali, e ci sono cose che mi sono state dette tanto tempo fa, di cui, solo ora mi sembra di aver ,catturato il senso.
Pescara, la bella e ridente cittadina, dalla spiaggia immensa...sconfinata, cui è legata tutta la mia infanzia e la mia giovinezza.

Li' ho trascorso anni importanti della mia vita, che mi hanno lasciato dentro una sorta di malinconia, ma anche una grande sicurezza e serenità. AVREBBE POTUTO ESSERE UNA VITA FELICE SEMPRE PER TUTTI SE NON CI FOSSE STATA LA GUERRA.
Hitler conquistò il potere cavalcando lo scontento e l'orgoglio ferito del popolo tedesco, a causa della sconfitta nella prima guerra mondiale e della grave crisi economica che affliggeva la Repubblica di Weimar. Sfruttando la sua abilità oratoria e facendo leva sull'insoddisfazione delle classi medie, presentò un manifesto politico intriso di nazionalismo, anticomunismo e antisemitismo, e dopo alterne vicende (fallito Putsch nel '23, con conseguenti otto mesi di carcerazione) arrivò alla Cancelleria nel 1933 e instaurò la dittatura nel 1934, assumendo anche la carica di capo di stato. La seconda guerra mondiale, iniziata il 1º settembre 1939 con l'invasione della Polonia da parte dell'esercito tedesco, si estese progressivamente con l'entrata in guerra di Gran Bretagna, Francia, Italia, Unione Sovietica, Giappone, Stati Uniti e di molti altri paesi di ogni continente.
Dopo sei anni di incalcolabili sofferenze e distruzioni, si concluse in Europa l'8 maggio 1945 con la resa incondizionata della Germania e nell'area del Pacifico il 15 agosto dello stesso anno con la capitolazione del Giappone, colpito pochi giorni prima dagli unici due bombardamenti atomici della storia.
La seconda guerra mondiale è stato il più grande conflitto armato della storia.
Ad esso parteciparono nazioni di tutti i continenti Le operazioni belliche, che si prolungarono per sei anni, interessarono gran parte del pianeta.
Nuove armi, sempre più potenti e distruttive, come la bomba atomica furono sperimentate anche contro la popolazione civile. Parallelamente alla guerra si consumarono altre tragedie, come l'olocausto del popolo ebraico, i massacri di popolazioni inermi ed i devastanti bombardamenti di obbiettivi civili. Le vittime del conflitto, militari e civili, furono decine di milioni; le perdite materiali e le sofferenze delle popolazioni, gigantesche ed incalcolabili, di gran lunga più numerose di tutte quelle accumulate nei precedenti conflitti della storia. Quando nel 1945, la guerra si concluse, ad essa avevano preso parte 61 nazioni ed oltre 100 milioni di uomini; 55 milioni erano state le vittime e buona parte dell'Europa e del Giappone erano ridotti a cumuli di macerie. La seconda guerra mondiale, iniziata il 1º settembre 1939 con l'invasione della Polonia da parte dell'esercito tedesco, si estese progressivamente con l'entrata in guerra di Gran Bretagna, Francia, Italia, Unione Sovietica, Giappone, Stati Uniti e di molti altri paesi di ogni continente. Dopo sei anni di incalcolabili sofferenze e distruzioni, si concluse in Europa l'8 maggio 1945 con la resa incondizionata della Germania e nell'area del Pacifico il 15 agosto dello stesso anno con la capitolazione del Giappone, colpito pochi giorni prima dagli unici due bombardamenti atomici della storia.
La guerra, che gia' alla mia nascita infuriava,( ma su fronti lontani da noi ) ....della quale ricordo soprattutto le notizie radio.
Ricordo poi mio padre, che mano mano che le cose cominciavano a precipitare, a sera, trasportava per le scale la grossa radio dell'epoca, aiutato da altri condomini, e si sintonizzava su stazioni non di regime, per ascoltare notizie. Ricordo sopratutto il suono martellante di quella che allora si credeva fosse RADIO LONDRA. Le trasmissioni in italiano di Radio Londra erano aperte dalle prime note della 5ª Sinfonia di Beethoven (molto probabilmente perché codificavano, scandite secondo l’alfabeto Morse - la lettera "V", iniziale di "Victory", sempre ripetuto da W. Churchill.
Radio Londra era l'insieme dei programmi radiofonici trasmessi, a partire dal 27 settembre 1938, dalla radio inglese BBC e indirizzati alle popolazioni europee continentali. Molto probabilmente, l'idea di fondo fu offerta dagli italiani. In Italia, Radio Bari trasmetteva un apprezzato programma in arabo verso le colonie britanniche del Medio Oriente, dove la classe medio alta diventò ben presto un pubblico attento ed interessato.
Le trasmissioni in lingua italiana della BBC iniziarono con la crisi di Monaco.
Con lo scoppio delle ostilità, nel 1939, Radio Londra aumentò le trasmissioni in italiano fino ad arrivare a 4,15 ore nel 1943. La fortuna delle trasmissioni di Radio Londra deriva dal fatto che il Ministro della Guerra britannico, anziché gestire in proprio le trasmissioni di propaganda, le abbia affidate ad un ente autonomo, la BBC, già allora fiera per il proprio stile giornalistico indipendente, secondo il quale le notizie venivano separate dai commenti. La redazione di Radio Londra diventò famosa per la sua tempestività nel trasmettere informazioni nel mondo, con il suo tipico stile inglese, diretto e pragmatico. Nel Servizio Italiano si impone la carismatica figura del Colonello Stevens – il famoso "Colonnello Buonasera" – ufficiale militare britannico a Roma, che, grazie ai suoi commenti pacati e ragionevoli, ben diversi dalle prosopopee fasciste, trasmetteva un senso di serenità e speranza nel futuro. Altra figura carismatica si rivelò Candidus (pseudonimo di John Marus), che, con la sua dialettica spietata, smascherava ogni tentativo della propaganda nazi-fascista di raggirare la realtà e la gravità della situazione.
Inoltre, il ruolo in guerra di Radio Londra diventa cruciale nello spedire messaggi speciali, redatti dagli Alti comandi alleati e destinati alle unità partigiane in Italia.
"TA TA TA TAAAAA"!!!! .. UN INCIPIT CHE MI E' RIMASTO IMPRESSO.. All' epoca io non capivo perchè gli adulti manifestavano cosi' tanta attenzione quando si udivano quelle poche note. Poi ho capito che esse erano il preludio ad un racconto molto diverso da quello che si udiva a ora di pranzo dalla radio di regime, discorsi lunghi, pieni di pause ad effetto, roboanti, discorsi pieni di retorica, declamati da Mussolini, che veniva ( apparentemente ) interrotto, ad ogni parola, da applausi. Li ho ancora nelle orecchie: gli applausi, a comando, registrati in anticipo.
LA RAI ALL'EPOCA SI CHIAMAVA IN ALTRO MODO, ED ERA, PER NOI FIGLI, UNA SORTA DI MALEDIZIONE, PERCHE ' A TAVOLA, ERA PROIBITO PARLARE..INFATTI DURANTE IL PRANZO, MIO PADRE ERA SEMPRE TUTTO TESO A
SENTIRE LE NOTIZIE E CI OBBLIGAVA AD UN ASSOLUTO SILENZIO.
NOTIZIE DI VITTORIE SUI VARI FRONTI,CHE POI SOLO MOLTO TEMPO DOPO, CAPIMMO, NON ESSERE VERE.RADIO LONDRA, INVECE, CHE SI ASCOLTAVA DI NASCOSTO, IN SILENZIO E AL BUIO, SUL TERRAZZO,PARLAVA ANCHE ESSA DI VITTORIE MA A VINCERE SEMPRE ERANO I NOSTRI NEMICI A CUI MUSSOLINI AVEVA DICHIARATO GUERRA.. Le trasmissioni in italiano della BBC ebbero inizio il 27 settembre 1938, al momento culminante della crisi di Monaco. Fu allora che il Governo chiese all'ente radiofonico britannico di trasmettere il discorso rivolto alla nazione dal Primo Ministro Chamberlain in francese, tedesco e italiano. Occorreva improvvisare questa trasmissione; e da questa improvvisazione ebbero inizio i Servizi Europei della BBC - di cui la sezione italiana fu una delle prime e più importanti componenti. Con lo scoppio delle ostilità, nel 1939, le trasmissioni aumentarono di numero e di ampiezza; il Servizio Italiano da un quarto d'ora al giorno passa ad un'ora e mezza nel maggio del 1940, e cresce per stadi, fino ad una punta di una ventina di trasmissioni al giorno, per un totale di 4 ore e un quarto, nell'agosto del 1943 Per molto tempo, la redazione notizie di Radio Londra non ha molto di buono da riferire: ma anche se le notizie sono cattive, le trasmette prima degli altri e nella forma più esauriente possibile. Ha un suono bizzarro e inconsueto per gli ascoltatori dell'Europa di Hitler e Mussolini questa radio che trasmette, senza ricami, notizie avverse: ma è un fato che finisce per rafforzare il credito di Radio Londra. Quando, in seguito, le notizie diventano buone, tutti ci credono. Il successo di Radio Londra derivò dal fatto che il governo inglese invece di gestire in proprio la propaganda radio la affidò alla BBC. Ente autonomo, geloso della sua indipendenza redazionale, la BBC applicò alle trasmissioni estere i propri criteri tradizionali: le notizie vanno tenute rigorosamente separate dal commento.
Nel Servizio Italiano c'è un personaggio che si imponte all'attenzione degli ascoltatori: il Colonnello Stevens, soprannominato "Colonnello Buonasera" per la maniera che ha di iniziare i suoi commenti: gli ascoltatori indubbiamente se lo immaginano alto, biondo, tipicamente inglese.
Era invece un uomo di statura media dal colorito mediterraneo; già Addetto Militare britannico a Roma, riflette la sua origine anglo-napoletana nella parlata, in cui l'accento inglese è ricco di materne sfumature partenopee. La popolarità di Stevens fu enorme: "Viva il Colonnello Stevens", videro scritto a lettere giganti sul dorso di una collina le truppe alleate al loro sbarco in Sicilia. Più che persona, in realtà, il famoso colonnello fu un fenomeno creato dalla radio: perché se Stevens era la voce, le parole, il pensiero erano di Aldo Cassuto, un triestino che già aveva lavorato alla redazione de "Il Piccolo". La sua abilità consisteva non solo nella superba dialettica dei suoi commenti, ma nella capacità di redigerli in uno stile adatto alla "personalità" del Colonnello.
Era un tono pacato e ragionevole, ben diverso dalla violenza verbale degli striduli commentatori fascisti: un tono carico di promesse implicite di un futuro roseo non appena l'Italia fosse rientrata negli schemi tradizionali, non appena corretta quell'aberrazione della guerra, voluta dal regime, e ancor più dai veri "cattivi", i tedeschi di Hitler.
Completamente diverso lo stile di un altro commentatore di Radio Londra, Candidus (pseudonimo di John Marus), inglese di passaporto, veneto di origine, le cui taglienti e sferzanti trasmissioni gareggiarono di popolarità con quelle di Stevens. Senza mai scendere a polemiche con i propagandisti fascisti e nazisti, Candidus svelava in pieno le loro menzogne, li inchiodava spietatamente al muro con la sua parola semplice, del tutto sfornita di tirate oratorie, ma secca e tagliente come uno scudiscio. Altra voce intransigente, quella di Paolo Treves, votato al Socialismo e destinato, dopo l aguerra e fino alla sua immatura scomparsa, a distinguersi nella vita politica della Repubblica. Vogliamo ricordare anche, nella prima fase della guerra, le conversazioni del "Cittadino Britannico", il noto giornalista inglese Cecil Sprigge; e negli ultimi anni del conflitto quelle dell' "Osservatore Londinese" (Livio Zeno Zencovich) di Umberto Calosso, di Ruggiero Orlando; e i monologhi pieni di buon senso e scintillanti di fiorentina arguzia dello "Uomo Qualunque" (Elio Nissim). Oltre ai commenti politici, c'era poi tutta una serie di programmi speciali: "l'Osteria del Buon Umore", dove, come informava il ritornello, "si può dire la verità": Niente tedeschi,niente censura,niente paura,e allegri si sta;

il "Sottovoce", conversazione che si immaginava avesse luogo in Italia tra un antifascista acceso (Paolo Treves), un antifascista moderato (Leo Shepley), e un ingenuo ‘benpensante' che non sa credere al dramma del fascismo (Tony Lawrence); la "Conversazione dell'Asse", che simboleggiava i rapporti tra Germania e Italia, ed era un dialogo tra Herr Bacher un industriale tedesco prepotente e grossolano (interpretato mirabilmente da George Weidenfeld, oggi il noto editore londinese Lord Weidenfeld) ed il Commendatore Mancini, il suo disorientato interlocutore italiano (parte svolta da Uberto Limentani, che doveva seguito diventare titolare della cattedra di Italiano all'Università di Cambridge).
Col progredire della guerra su suolo italiano si diradano i programmi variati e leggeri. Cresce invece a dismisura il numero di messaggi speciali, quelle comunicazioni enigmatiche e affascinanti ("il maggiore con la barba", "la gallina ha fatto l'uovo", "la vacca non dà latte") destinate alle forze della resistenza.
Oggi tutti conoscono le funzioni di questi messaggi: si riferivano al paracadutare di viveri, armi e uomini, a spostamenti di unità, ad operazioni belliche: ma all'epoca i messaggi erano circondati dal segreto militare più assoluto.
Li consegnava in redazione una staffetta motociclistica del Ministero della Guerra; l'annunciatore aveva giusto il tempo di dare un'occhiata al lungo foglio, prima di darsi alla lettura di diecine e diecine di messaggi, con il senso di compiere una mansione di vitale importanza. I messaggi, da poco usciti da una telescrivente militare, spesso inviati da partigiani su una radio da campo, giungevano sovente a destinazione scorretti e persino incomprensibili; e il povero annunciatore doveva cercare di rimediare in qualche maniera, con l'incubo che il suo operato potesse causare una catastrofe. strong>Radio Londra contribuì alla vittoria alleata: una gran parte della popolazione italiana si rivolgesse per sei anni alla BBC per avere notizie attendibili è un fatto incontrovertibile. Il segreto del suo successo era quello di attenersi ai fatti; ammettere le sconfitte ....così come si annunciavano le vittorie. Dire la verità: cose queste di cui gli italiani erano assetati.
>LO STRANO E' CHE DOPO TANTI ANNI, HO CONOSCIUTO LA PERSONA CHE ALL'EPOCA SI FACEVA CHIAMARE IL COLONNELLO STEVEN LO SPEAKER CHE CI RACCONTAVA QUELLO CHE AVVENIVA AL FRONTE. L'HO CONOSCIUTO A LONDRA, IN UN CLUB MOLTO ELEGANTE, DOVE MIO COGNATO ANDAVA A GIOCARE A GOLF: ERA UN VECCHIO GRASSO, CON UNA BELLA MOGLIE ANZIANA E BIONDA, PIU' GIOVANE DI LUI DI QUALCHE ANNO , CHE PARLAVA UNA LINGUA STRANISSIMA: UN MISTO DI SCOZZESE, ITALIANO, INFRAMEZZATO DA INTERCALARI SICURAMENTE VENETI. HO SAPUTO POI, CHE ERA STATA UNA RAGAZZA ITALIANA ANZI VENETA, CHE, DURANTE LA GUERRA, CON LA BICICLETTA ATTRAVERSAVA QUOTIDIANAMENTE LE LINEE PER PRENDERE NOTIZIE DEI COMBATTIMENTI E DELLE ATTIVITA' DEI PARTIGIANI E DEI TEDESCHI E POI,ANDARLE A RIFERIRE AL SUO INNAMORATO INGLESE (ANZI SCOZZESE ) CHE POI LE TRASMETTEVA PER RADIO: .ERANO PRATICAMENTE UNA COPPIA DI EX SPIE!