sabato

pag.8 LA SORELLA MAGGIORE

RICORDI PERSONALI
Una bimbetta con grandi occhi scuri,sempre imbronciata,magrolina e con qualche tendenza al rifiuto del cibo.Ricordo quando c'era la carne e lei masticava, masticava..ma il boccone di carne restava li... a gonfiarle le gote fino a che di nascosto non veniva sputato sotto il tavolo......

Fortunatamente era solo la madre che vedeva e nascondeva le prove.
Una bimbetta che lentamente, dal gioco con le bambole, nel quale eccelleva e dominava sempre..dalla cura estrema per l'eleganza e i vestitini.....per i quali gia' da piccola mostrava una decisa predisposizione, passo' alla ricercata eleganza che l'ha sempre contraddistinta.
Durante la guerra, non c'erano molte cose con cui giocare: Ricordo che una volta, armata di forbici, taglio' alcuni pezzettini dalle fodere dei vestiti della madre,( rendendo il guardaroba di sua madre ..improvvisamente inutilizzabile.)..........solo per usarli per le bambole di carta e di pezza che aveva... per potere prepararle a qualche immaginario evento sociale...
Ben piu' di una marachella ..data la situazione politica e economica dell'ITALIA all'epoca..... Soffriva gia' allora nel vedere uscire la madre e il padre a sera: avrebbe voluto andare anche lei con loro...magari solo per indossare un bel vestito.Poi, con gli anni, la sua istintiva tendenza all'eleganza aumento' e divenne una mania,una specializzazione, un modo di pensare, una specie di filosofia di vita.....amava circondarsi di cose belle, frequentare persone esteticamente valide......gli altri non li vedeva neanche.
Io la ricordo sempre diversa dalle amichette: aveva una sorta di talento naturale che le permetteva sempre di distinguersi, di meravigliare, di primeggiare, di fare "salotto". Era, da ragazza e voleva essere sempre al centro dell'attenzione e aveva un codazzo di ammiratori, maschi, femmine, bambini..non importava; l'importante era che tutti ammirassero lei. Ricordo che mia madre, un giorno, fu chiamata dalla preside, perchè andava a scuola con un grembiulone nero, non quello diritto con i cannoli che lo facevano scendere a sacchetto. Il suo era diverso non di ordinanza era avvitato e con la gonna a campana che andava di moda a quel tempo..e .... sempre per quel suo innato amore per l'eleganza, più che per il freddo, aveva indossato sul grembiule nero ,un bel golfino di lana d'angora bianca, che la madre le aveva comprato a Roma: una cosa mai vista a quei tempi, che, a scuola , durante le lezioni, aveva suscitato la meraviglia delle compagne, cosicche' quelle biricchine e curiose, dai banchi di dietro, continuavano a toccarlo e tirarlo, facendo svolazzare per l'aula, ciuffettini di peli, simili a fiocchi di neve.
Due cugine coetanee, che non avevano molto in comune
Eliana era una cugina sfortunata perche' nata con un handicap abbastanza evidente e invalidante. ...Anche lei se ne e' andata, proprio oggi. Mi ricordo di un episodio di cui fui testimone quando avevo più o meno otto anni: mia sorella ed io andavamo spesso a giocare a casa sua: mamma ci portava li' per farle compagnia, dato che lei e mia sorella erano quasi coetanee. Eliana adorava mia sorella che sapeva come trattarla. Inoltre possedeva tanti giochi e tante bambole bellissime, mentre noi,forse, all'epoca neanche una. Loro due dovevano avere all' epoca dieci o undici anni e io, essendo più piccola , assistevo ai loro giochi e ascoltavo i loro discorsi. Non dimentichero' mai quando mia sorella, intelligente e smaliziata, si vanto' con me, affermando sicura:
" Vuoi scommettere che mi faccio regalare la bambola più bella?" Lei era in gamba, lo è sempre stata, sapeva come gestire le situazioni, e manipolare gli altri.
Manipolo', infatti, la poverina, a suo piacimento, approfittando,sfacciatamente della sua superiorita' intellettuale, per farsi regalare la bambola più bella e costosa.... Adoperò il solito sistema: " Chi sprezza, compra" si direbbe oggi.
Continuo' a criticare quella bambola per tutto il pomerigio, trovandole difetti e definendola brutta e malvestita.....affermando che a lei non piaceva affatto, che aveva un viso e dei lineamenti molto dozzinali .etc..etc.......e fu cosi' convincente che Eliana, a fine pomeriggio, decise " spontaneamente" di regalargliela.
Oggi, forse,' quel genere di comportamento sarebbe, forse, definito " mobbing". Ricordo che aveva, gia' da ragazzina, una camminata maliarda: un vitino di vespa e una massa di capelli castani, che portava gonfi a coprirle il volto, capelli che poi, lentamente, negli anni a venire, sarebbero stati domati e trasformati in una chioma lucida, bionda, " boccolosa " ed elegante, docile al pettine per una sorta di sortilegio quasi miracoloso , riempiendosi di nuances splendide e e colpi di luce.
Ricordo che si faceva fotografare sempre girata dallo stesso lato, poiche' aveva il setto nasale deviato e lei sapeva bene che da una parte appariva più piccolo e grazioso. Ricordo lei sotto l'ombrellone, circondata da amici, e con una particolare amica sempre in adorazione: Rosanna Tommas ****... una amica "del cuore" che pero' un giorno ( udite udite!) la prego' di non indossare un certo vestito, ad un balletto, che aveva intenzione di dare per il suo compleanno e al quale avrebbe preso parte anche un ragazzo che...piaceva ad entrambe....
Era ottobre e la madre, le aveva fatto cucire da una sartina un vestito di jersey celeste scuro, con dei riporti neri alla scollatura e in vita, un vestito che la faceva sembrare più donna perche' aveva un drappeggio che metteva in evidenza le forme, quel tanto che bastava. L'amica Rosanna in separata sede.....le chiese di non indossarlo per quel balletto, ma lei, che era la padrona di casa capi' a volo che il vestito era proprio quello che ci voleva in quel particolare momento ...... e si fece trovare, dagli invitati , proprio con quel vestito indosso.
Ci fu un litigio tra le due....ex amiche..... e volo' uno schiaffo.
Il risultato fu che il ragazzo, del quale si interessavano ambedue, avendo assistito al misfatto, vedendola turbata, provo' a consolarla,
Ballarono insieme tutta la sera......e si fidanzarono.
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Questi sono i ricordi ancora abbastanza vividi di una sorella minore che ha passato alcuni anni osservando la sorella maggiore, e che ..magari, le sono serviti anche a capire le personalità e le mentalità altrui.
Per la verità , io ,di complessi, a quel tempo, ne avevo tanti, soprattutto nei confronti di una sorella, che già allora era carina e ricca di fascino, quindi ovviamente, cercavo e memorizzavo solo i suoi difetti, forse, per potermi emancipare da lei, poichè lei , continuamente e in modo alquanto ripetitivo, aveva la tendenza a consigliarmi come comportarmi in modo socialmente accettabile.
A master of elegance...si direbbe oggi.
Di solito lei tentava di insegnarmi come vestire.... e come pettinarmi, ma io ero una ragazzotta sportivona e grassottella e passavo il mio tempo a mare e non avevo l'abitudine di usare una cuffia eneanche di sciacquarmi i capelli dopo aver fatto tuffi e giochi immergeno la mia chioma riccia e ribelle nell'acqua salata. Per cui i miei capelli sembravano crespi come quelli dei negri africani, e allora il look "etnico" non andava granche' di moda.
Mia sorella tra l'altro avrebbe anche voluto che il fratello sportivissimo vestisse in modo elegante e prendesse parte alle festicciuole che lei dava spesso, magari indossando cravatta e giacca. MA LUI SI SENTIVA SEMPRE PIU' A SUO AGIO CON SCARPE DA TENNIS E CAMICIA A SCACCHI COLORATISSIMA.
Questa sua decisa predilezione per il look elegante riusciva solamente a fargli evitare accuratamente di presenziareai famigerati balleti casalinghi che si usavano all'epoca..... con gran delusione delle amiche di mia sorella che magari morivano dalla voglia di conoscere da vicino un campione di nuoto, che per di più suonava la fisarmonica, la chitarra e il pianoforte ......
Cosi' mentre lei si dava un gran da fare forse con le migliori intenzioni, insegnarmi a vestire e a muovermi...nel mondo circostante.ma io mal sopportavo le sue ingerenze........ ed diventavo sempre piu timida e impacciata , solitaria e poco socievole.
E' NOTO CHE FRATELLI E SORELLE CRESCONO ALLONTANANDOSI E DIFFERENZIANDOSI....
QUINDI NESSUNA MERAVIGLIA SE ANCHE OGGI GIORNO NOI TRE VIVIAMO IN POSTI COSI' DIVERSI E LONTANI CHE PIU' LONTANO IN EUROPA NON SI POTREBBE...................
Lasciatemi essere sincera ....non mi piace edulcorare ne il caffe' ne la vita
.
Pupa o Vittoria come preferisce essere chiamata è stata per me almeno
negli anni in cui io ero una ragazzina una sorella un pochino ingombrante e
con una sua particolare filosofia di vita, di cui ho catturato alcuni
principi fondamentali: Volere è potere ed essere è apparire.
Le amiche non devono sapere che vestito indossero'.
Do sempre il meglio di me stessa, soprattutto nelle fotografie.
L'abito non fara' il monaco, ma di sicuro fa la donna.
Un regalo viene giudicato dalla carta, dal nastrino e dal gusto della decorazione, non certo dal pensiero e neppure da quello che c'e' dentro.
Un dono che non piace..... si passa ad altri.
Il mio tempo è prezioso, ma quello degli altri non lo e'.
Io sono importante e il mio riposo è sacro.
Sono gentile con chi mi è simpatico, ma sopratutto con chi mi puo' essere utile.
Insistendo abbastanza a lungo, posso ottenere quello che voglio.
Mi fermo qui per non essere troppo antipatica!!
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PRINCESS DIANA....e mia sorella
Post scriptum: la foto con Diana d'Inghilterra mi è stata spedita fin in Italia, probabilmente, perchè mostra chiaramente la differente personalita' di princess DIANA ( con il suo timido sguardo.. da sotto in su) rispetto all'atteggiamento sicuro di mia sorella , qui ritratta con sguardo perso nell'infinito ...come nelle migliori tradizioni fotografiche.
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Così la Montedison ha avvelenato l’Abruzzo
Pescara | ecosistemi | notizie mercoledì 28 maggio, 2008 12:32 scritto da Alessandra Lotti
BUSSI. Quattro discariche per interrare e seppellire, per dimenticare per sempre, i rifiuti dell'azienda. Cimiteri abusivi sorti intorno al polo chimico di Bussi nel quale si trovano sostanze cancerogene che finivano direttamente nel fiume Pescara. Scivolavano giù tranquillamente, senza che nessuno denunciasse niente. Secondo la ricostruzione della Procura, inoltre, proprio i vertici della Montedison erano impegnati nel falsificare gli atti e minimizzare i problemi. Uno scenario apocalittico sia per le indubbie conseguenze nefaste sull’ambiente (e chissà quali sull’uomo) sia per i risvolti sociali e antropologici se è vero che tutto quanto è stato possibile solo grazie all’immensa ed incredibile omertà ad ogni livello: dall’operaio della Montedison, ai cittadini dell’interland, agli amministratori della zona. Nessuno in 40 anni si è mai accorto di qualcosa di strano. Il Pm Aldo Aceto definisce le azioni della Montedison, senza mezzi termini, «una strategia di impresa». Così come si può studiare a tavolino una strategia giusta per far decollare la propria azienda, così, secondo l'accusa, i vertici dell’industria chimica avevano messo in piedi un piano per nascondere ancora meglio le migliaia e migliaia di quintali di rifiuti che si sono cementificati nel sottosuolo abruzzese. L'obiettivo era uno: disfarsi della montagna di rifiuti che ogni anno il sito produceva. Si sarebbe optato per vie poco tradizionali: 4 discariche abusive e il fiume a pochi metri di distanza per sbarazzarsi di tutto senza fatica e costi aggiuntivi. L’obiettivo primario era infatti risparmiare sui costi di smaltimento. 19 tra responsabili, direttori, vice direttori, amministratori delegati della Montedison che si sono avvicendati nel corso degli anni, oggi devono rispondere di avvelenamento delle acque destinate all'uso umano (pene che prevedono un massimo di 15 anni e nei casi più gravi l’ergastolo) e disastro ambientale in concorso. Gli indagati sono: Guido Angiolini, amministratore delegato pro tempore di Montedison (2001-2003) e di "Servizi Immobiliari Montedison Spa" e "Come Iniziative Immobiliari Srl"; Carlo Cogliati, amministratore delegato pro tempore di Ausimont; Salvatore Boncoraglio, responsabile Pas della sede centrale di Milano; Nicola Sabatini, vice direttore pro tempore della Montedison di Bussi (1963-1975); Nazzareno Santini, direttore pro tempore della Montedison/Auusimont di Bussi (1985-1992); Carlo Vassallo, direttore pro tempore dello stabilimento Montedison/Ausimont di Bussi (1992-1997); Domenico Alleva, responsabile tecnico della terza discarica; Luigi Guarracino, direttore pro tempore dello stabilimento Montedison/Ausimont di Bussi (1997-2002); Giancarlo Morelli, responsabile Pas (Protezione ambientale e sicurezza) dello stabilimento Montedison/Ausimont di Bussi (1997-2001); e poi Camillo Di Paolo (responsabile protezione ambientale e sicurezza Bussi); Maurilio Aguggia (responsabile protezione ambientale e sicurezza sede centrale Milano); Leonardo Capogrosso (coordinatore dei responsabili dei servizi di protezione ambientale); Giuseppe Quaglia (responsabile laboratorio controllo e analisi stabilimento di Bussi); Maurizio Piazzardi (perito chimico); Giorgio Canti (responsabile protezione ambientale e sicurezza); Luigi Furlani (responsabile protezione e sicurezza ambientale); Alessandro Masotti (responsabile sicurezza ambientale); Bruno Parodi (responsabile sicurezza ambientale); Bruno Migliora (manager Montedison/Ausimont). Per la prescrizione ci sono tempi lunghi, trattandosi di inquinamento continuato fino al 2037 non ci sarà prescrizione. La procura parla di comportamenti «dolosamente omissivi». Tutto si sarebbe svolto così creando un enorme danno e senza che nessuno ponesse il benchè minimo freno. QUATTRO DISCARICHE PER UN SOLO SEGRETO Sono quattro le discariche che sono state realizzate intorno all'azienda. Posti vicini, nemmeno troppo nascosti, dove i materiali pericolosi venivano interrati. La prima discarica è quella che viene utilizzata dal 1963 al 1972 sul terreno ora di proprietà della "Come iniziative immobiliari" (Montedison Edison). Si tratta della mega discarica abusiva più grande d'Europa che è saltata fuori 12 mesi fa. Dimensioni gigantesche: circa 165 mila metri cubi di rifiuti a 20 metri di distanza dalla sponda destra del fiume Pescara (località Tre Monti, valle della Pola). Era qui che avveniva lo smaltimento «illegale e sistematico di ogni genere di rifiuti», ricostruisce il pm Aceto, «soprattutto le così dette "peci clorurate" ovvero residui derivanti dalla miscelazione del cloro con il metano». E fino al 1963 c'erano anche i rifiuti che venivano scaricati direttamente, allo stato liquido nel fiume. La seconda e la terza discarica sono in totale di circa 50 mila metri quadrati. Sono state concepite più a monte rispetto all'insediamento industriale. Qui, in contrasto con l'autorizzazione regionale e fino all'aprile del 1990, sono stati smaltiti rifiuti tossico nocivi contenenti mercurio, piombo, zinco, tetracloetilene, idrocarburi leggeri e pesanti. La quarta discarica è adiacente alle due precedenti: costruita negli anni 60 «del tutto abusivamente» è di circa 30 mila metri quadri. Qui venivano smaltiti «in modo indifferenziato» tutti i rifiuti prodotti dai processi di lavorazione del polo chimico. UN PIANO PER POTER DIRE "E' TUTTO TRANQUILLO" Resta ancora l'amaro interrogativo di come sia possibile che mai nessuno avesse denunciato questo vero e proprio stupro ambientale che avveniva di continuo. Se si dovessero mai accertare le responsabilità dell'azienda chimica, infatti, è comunque evidente che ad interrare i rifiuti o scaricare veleni nell'acqua non fossero direttamente i vertici aziendali. Eppure mai nulla sarebbe trapelato. E’ vero che la sensibilità ambientalista fino a venti anni fa non era ancora arrivata ai livelli attuali ma mai nessuno ha sentito il dovere di denunciare… Intanto però le carte erano tutte in “regola”: c'era chi aveva predisposto tutto alla perfezione perché la risposta fosse solo una: nessun rischio per la popolazione. E' dal 1994, infatti, che l'accusa fa risalire la «strategia di impresa» per dribblare così l'obbligo di porre un rimedio alla situazione disastrosa che si era venuta a creare. E come si fa? «Si rappresenta una realtà ambientale distorta rispetto alla realtà». Nel marzo del 2001 Luigi Guarracino, direttore pro-tempore dello stabilimento (lo sarà dal 1997 al 2002) presentò un piano di caratterizzazione redatto in teoria in ossequio ai decreti ministeriali in cui si gettava acqua sul fuoco e si sosteneva che non c'era alcun rischio per l'esterno. «L'inquinamento non esce», «non c'è emergenza», «occorre non spaventare chi non sa», erano le parole d'ordine, come si legge nei documenti organizzati ad arte. Si tratta, però, secondo l'accusa di «tutte indicazioni fondate e supportate da dati parziali, frutto di dolose manipolazioni, soppressioni e modifiche». Il fine era solo uno: «occultare la pesantissima e compromessa situazione di inquinamento del sito industriale» e il fatto che «persino le falde acquifere più profonde e gli stessi pozzi di captazione dell'acqua potabile (2 km più a valle) erano interessati da quel fenomeno». 4 STUDI PER NASCONDERE LA VERITÀ Tutte cose che l'azienda sapeva benissimo perché nel 1991 in uno studio commissionato dalla stessa Montecatini / Montedison alla società Praoli si invitava la direzione a prendere provvedimenti. Nel 1994 spunta poi una relazione ambientale redatta dallo stesso personale dell'azienda: da questo documento i problemi di inquinamento «vennero drasticamente dimensionati», nonostante non si fossero fatti i lavori chiesti 3 anni prima. Un terzo studio arriva nel 1997 condotto dalla Hpc: qui si rileva che su 100 campioni di terreno e 20 prelievi d'acqua analizzati c'erano alte concentrazioni di piombo. Ma questo dato non venne mai inserito nel documento ufficiale. Nel giugno del 1998 arriva un quarto studio redatto da Molinari che «escludeva il peggioramento della situazione» da lui stesso rilevata nel 1991 e attestava l'assenza di mercurio nei terreni a sud dello stabilimento. Anche in questo caso, secondo l'accusa, erano stati utilizzati «referti analitici falsi siccome manipolati rispetto a quelli veri». Durante la fase di indagine si è accertata inoltre la presenza di una «vera e propria documentazione da affiancare alle analisi effettivamente effettuate e contraddistinta con la dicitura falso rispetto a quelle contraddistinte con la dicitura "vero"». Tutte accuse documentate dalla procura sulle quali le parti si confronteranno nel prossimo processo che potrebbe iniziare verso la fine di quest’anno e dove la difesa darà sicura battaglia per salvare il nome di una grande azienda e quella dei suoi dipendenti. 27/05/2008 9.52 LE SOSTANZE INQUINANTI E I DATI SBALLATI Sostanze rilevate in falda superficiale: Arsenico (56 volte superiori al limite consentito) Mercurio (1240 volte superiori) Boro (74 volte) Clorometano (11.067 volte) Triclorometano (3.266.667 volte) Cloruro di vinile (1.960 volte) 1,2- dicloretano (193 volte) 1,1 dicloretilene (24.000 volte) Tricloroetilene (7.867 volte) Tetracloroetilene (14.000 volte) Esaclorobutadiene (667 volte) Tricloroctano (24.500 volte) 1,1,2,2- tetracloroetano (420.000 volte) Tribromometano (21 volte) 1,2- dibromoetano (180 volte) Dibromoclorometano (120 volte) Bromodiclorometano (152 volte). In falda profonda hanno superato i limiti previsti dalla legge Arsenico Piombo Boro Benzopirene Benzoperilene Triclorometano Monocloroetilene 1,2 dicloroetano. 1,1 – dicloroetilene Tricloroetilene Tetracloroetilene Esaclorobutadiene 1,2 dicloroetilene 1,2 dicloropropano 1,1,2,2-tetracloroetano. Sostanze rilevate in prossimità dei pozzi: Hanno superato sempre i limiti minimi previsti dalla legge Triclorometano (sostanza classificata come nociva, irritante e sospetta cancerogena) Esacloroetano 1,1 diclortoetilene Tricloroetilene (sostanza classificata come nociva e verosimilmente cancerogena, probabilmente mutagena) Tetracloroetilene (sostanza sospetta cancerogena) Tetraclorometano (sostanza sospetta cancerogena) Esaclorobutadiene (sostanza sospetta cancerogena) 1,1,2,2 tetracloroetano (sostanza sospetta cancerogena) Esaclorobutadiene (sostanza sospetta cancerogena) Sostanza rilevate alla distribuzione Hanno superato sempre i limiti minimi previsti dalla legge Esacloroetano Tetracloruro di carbonio 1,2 dicloroetilene (prelievi del 5 luglio 2007 su fontane pubbliche di Torre dei Passeri, Pescara e Chieti) Esaclorobutadiene